Vittorio Emanuele e Rosa Vercellana

Con l’Unità d’Italia e lo spostamento della capitale del Regno a Firenze, dal 1865 le residenze che erano state dei Granduchi di Toscana diventano la nuova casa dei monarchi d’Italia, i Savoia. Palazzo Pitti e le ville di campagna si trasformano per assecondare il gusto del re d’Italia e per ospitare degnamente tutta la sua corte. Ancora oggi Villa Petraia testimonia il passaggio di Vittorio Emanuele di Savoia e della moglie morganatica Rosa Vercellana.

Amore a prima vista

Siamo nel 1847 nella provincia cuneese di Racconigi. Il venticinquenne Vittorio Emanuele di Savoia, principe ereditario del Regno di Sardegna, è impegnato in una delle sue attività predilette: la caccia. Si racconta infatti che nonostante gli sforzi del padre Carlo Alberto e della madre Maria Teresa degli Asburgo Lorena di Toscana, il futuro re Vittorio Emanuele non sia affatto incline agli affari di stato, e preferisca dedicarsi alle cavalcate, alle battute di caccia e alle avventure amorose. Inoltre, sebbene il principe sia già sposato dal 1842 con Maria Adelaide di Asburgo, dalla quale in quattro anni di matrimonio ha già avuto quattro figli, ciò non lo frena dal tradire ripetutamente la nobile consorte, da lui chiamata “la mia santa”. Proprio durante questa uscita di caccia presso la residenza reale di Racconigi, il futuro re vede per la prima volta la bella Rosina, avvenente figlia quattordicenne di Giovan Battista Vercellana, ex tamburo maggiore dell’esercito piemontese, impiegato al seguito del re.  Da questo momento inizia una storia d’amore intensa, chiacchieratissima, mai tenuta nascosta, dalla quale nasceranno due figli, Vittoria e Emanuele Alberto, e che durerà fino alla morte del sovrano.

Una seconda moglie per il Re

Nel 1849, durante la prima Guerra di Indipendenza, il re Carlo Alberto abdica in favore di Vittorio Emanuele, il quale comanderà poi la seconda e la terza guerra, acquistando il titolo di re d’Italia dal 1861. Nel frattempo, nel 1855 la moglie Maria Adelaide, poco più che trentenne, muore dando alla luce l’ottavo figlio. Il conte Camillo Benso di Cavour, terrorizzato all’idea che Vittorio Emanuele possa sposare l’amante di origini popolane, cerca di organizzare un secondo matrimonio con una delle tante granduchesse disponibili, ma senza successo. Vittorio Emanuele non intende mettere in secondo piano la sua amata compagna. Nel 1859 le conferisce il titolo di contessa di Mirafiori e Fontanafredda, per mettere a tacere i malumori derivati dai suoi umili natali. Con lo spostamento della capitale del nuovo regno d’Italia da Torino a Firenze nel 1865, Rosina Vercellana si trasferisce a Villa Petraia, la splendida residenza medicea nella periferia fiorentina.

Il Re d’Italia a Villa Pertain

A Rosa Vercellana sono precluse le residenze ufficiali, ma la Petraia è il luogo ideale per la coppia, per vivere appartati dalla corte, dedicarsi alla caccia e ai giochi, ancora oggi presenti nella sala da biliardo, ed organizzare imponenti festeggiamenti. Qui la sera del 1 settembre del 1872 viene celebrata la festa di fidanzamento tra il figlio della coppia, Emanuele di Mirafiore, e Bianca de Larderel, nipote dell’imprenditore francese François Larderel, che nell’800 fece un’enorme fortuna sfruttando i soffioni boraciferi della Toscana. Per questo evento si realizza la copertura in vetro e acciaio del bellissimo cortile affrescato al tempo dei Medici, per creare un elegante salone da ballo per tutti gli ospiti. Al centro, pende un enorme lampadario, mentre il pavimento viene coperto con un mosaico “alla veneziana”.

Le stanze al primo piano hanno mantenuto tutti gli arredi dell’epoca sabauda. L’elegante camera da letto della Bella Rosina, riproduce nella seta blu che copre interamente le pareti, le rose che alludono al nome della proprietaria. Di grande effetto è poi la sala da biliardo, che nei tavoli da gioco e nel mobilio rispecchia ancora il senso di un luogo corrispondente al desiderio del re di una vita più appartata, lontana dalla corte, dedita al piacere della caccia e ai passatempi dei giochi.

Con lo spostamento della capitale da Firenze a Roma nel 1871, la Petraia perde il suo ruolo di residenza reale, ma custodisce ancora i ricordi di una delle storie d’amore più famose della storia del nostro paese.